censure anime – Che cosa sono le “censure”?

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ATTENZIONE: l’intera sezione “Censure” non è aggiornata da molto tempo ma, negli anni passati, è stata la sezione del sito più visitata e discussa. Non ho voluto modificarla, come testimonianza di come si è evoluta l’animazione giapponese in Italia, ma nel leggerla si tenga presente che ora molte cose sono cambiate, e dell’età degli articoli presenti. Grazie ai tanti che hanno contribuito con passione alla discussione delle censure, e grazie anche a voi che questo fenomeno non è più diffuso.

Che cosa sono le “censure”?

Premessa alle censure
I cartoni animati giapponesi (anime) arrivano sugli schermi italiani per opera di alcuni canali televisivi, soprattutto di quelli di Mediaset, trasformati in più parti, con un adattamento che più volte sconfina nella censura.
Questo problema riguarda tutti i cartoni, a prescindere dalla provenienza (per esempio, anche cartoni animati americani come “Batman”, i “Simpson” e i “Griffin” hanno avuto delle censure nella versione italiana) ma un vero accanimento (anche a livello di pregiudizi) è svolto verso i cartoni d’origine nipponica, che spesso si trasforma in uno stravolgimento del tutto inutile della trama e dei personaggi.
Purtroppo, non so se mai avremo il piacere di vedere sulle nostre reti principali in chiaro un anime senza censure (- ma in ogni modo negli ultimi tempi qualcosa è decisamente cambiato, i cartoni animati sono molto meno censurati, grazie anche all’avvento del digitale terrestre e del satellitare dove spesso gli anime sono integrali -) ma credo che sia giusto che siate almeno consapevoli di cosa è stato fatto (e spesso di continua a fare).
Ma cos’è che viene tagliato e censurato da questi cartoni? E’ perchè? Se immaginate che le scene tagliate riguardino solo o eventualmente sesso o violenza, in cartoni d’animati per bambini, vi sbagliate purtroppo.

Temi d’amore con i banchi di scuola (“Mizuiro Jidai”)

Pregiudizi?
In Giappone (ma anche in altri Stati) è opinione comune che esistano sia cartoni per bambini e sia non per bambini. Mi spiego meglio: le serie animate sono pensate e prodotte per uno specifico target d’età. Così esistono cartoni per bambini piccoli da età d’asilo, per bambini in età scolare, per adolescenti alle medie, per chi ha più di 14 anni, fino ad arrivare per chi ne ha più di 18 (come avviene di norma per i telefilm).
E’ logico perciò intuire che una storia pensata per un pubblico di quindicenni non potrà essere del tutto capita e adatta ad un bambino delle elementari, ma non sempre per via d’immagini violente, ma per punti della storia che non possono essere capiti da bambini piccoli.
Proprio per questo in Giappone ci sono cartoni per bambini di pomeriggio, e cartoni per i più grandicelli che vanno in onda di sera e di notte (come faceva MTV e fa ora Rai4 in Italia), cosa che manca del tutto in altre reti italiane, come quelle di Mediaset.
Un esempio? Nell’episodio di un anime intitolato originariamente “Mizuiro Jidai” (che significa “Età color Acquamarina”, con questo termine in Giappone si indica il periodo della pre-adolescenza, proprio per questo la serie è anche conosciuta con il titolo inglese “Aqua Age”) e chiamato in Italia “Temi d’amore tra i banchi di scuola” (titolo, tra l’altro, molto diverso dal senso originario) la protagonista (di tredici anni) aveva le mestruazioni per la prima volta, e perciò se ne sentiva scossa, come avviene per milioni di ragazzine in tutto il mondo (viene detto chiaramente nei dialoghi, ma non ci sono alcun tipo di immagini allusive). L’episodio si chiudeva con la madre e la sorella maggiore che la rassicuravano, e con la protagonista che accettava questo naturale cambiamento del suo corpo.
Logico che, pur non essendoci di mezzo immagini violente o di sesso, non è una storia che un bambino può capire, invece una ragazzina di, diciamo, circa tredici anni può sentirsi emotivamente coinvolta nelle paure della protagonista, e magari può anche sentirsi rassicurata dalla fine dell’episodio.
In Italia quest’episodio è stato censurato rimontando le scene e riscrivendo i dialoghi in modo da far capire, non molto coerentemente a dir la verità, che la protagonista è scossa per via di un sogno premonitore, e il finale dell’episodio vede madre e sorella rassicurare la ragazzina assicurandole che alla sua età anche loro facevano sogni premonitori.
Che senso ha tutto questo?
Questo è il problema principale: l’errata credenza e il pregiudizio, assai radicato in Italia (ma non solo per i cartoni e fumetti, ma anche per i videogiochi) che i cartoni siano tutti solo per bambini e non anche per un pubblico adulto. Se solo si riuscisse a cambiare questo pregiudizio (non per nulla quando una persona grande guarda i cartoni gli è spesso detto “Non hai più l’età per queste cose!”) più di metà del problema sarebbe risolto.
La cosa più triste è che in Italia, purtroppo grazie ad alcune associazioni di genitori ed alcuni giornalisti (ne parleremo in modo approfondito in altri articoli della sezione), c’è anche un forte pregiudizio verso le opere nipponiche, spesso additate (senza però nemmeno conoscerle) come tutte “violente e pornografiche”.
C’è da precisare che i responsabili italiani delle tv che comprano i cartoni animati, di solito sanno benissimo che gli anime sono divisi per fasce di età… ma il primo criterio di scelta di un titolo rimane solo uno: quando può far guadagnare. Se un cartone come “Dragon Ball” (anime che non è per bambini piccoli) fosse stato mandato in onda in edizione integrale, magari in seconda serata o con il bollino giallo, i bambini si sarebbero poi fatti comprare dai genitori tutti i gadget (articoli di cancelleria, ovetti di cioccolato, giocattoli ecc…)?
Inoltre, ad aggravare la situazione, c’è anche da constatare che – mentre in Giappone i fumetti e i cartoni rappresentano una forma d’arte molto importante, di valore pari a quello dei film e della letteratura – spesso in Italia i cartoni animati sono visti come un sotto-prodotto culturale a cui non fare troppa attenzione (magari utile solo per tenere buoni i bambini….) e vengono sempre messi un gradino sotto a film, telefilm o programmi vari, a prescindere dal loro effettivo contenuto. Quando invece molte serie animate sono di gran lunga superiori, per qualità e attenzione nello svolgimento della storia, a certi programmi, reality e film che la televisione italiana ci propina giornalmente.

Le censure più diffuse
– La censura in assoluto più diffusa è anche quella che citano gli adattori per difendersi: il taglio di scene forti o attinenti al dolore e alle scene di nudo o semi-nudo.
E’ giusto proteggere gli occhi dei bambini da scene più “forti”, e che queste non appaiano in prodotti dedicati a loro, e c’è anche una legge in proposito, ma nessuno ha costretto gli adattatori a trasmettere quei cartoni e a farlo in quegli orari. Se avete già letto sopra sapete già che in Italia tutti i cartoni vengono spesso omologati per bambini, senza far caso al vero target per cui la serie è nata. In quest’ottica, è logico che cartoni pensati per un pubblico di ragazzi possano avere scene un po’ più forti rispetto a quelli per bambini dell’asilo, ma tagliarle per rendere il cartone visibile a bambini più piccoli, non è rispettare la legge o pensare al pubblico infantile; rovina solo la serie rendendola incapibile.
Senza contare che i telegiornali, su qualsiasi emittente, mandano in onda (all’ora di pranzo e di cena, quando i bambini sono a tavola con i genitori e guardano con loro il tg) immagini di morti, cadaveri, sparatorie e altri crimini, spesso con immagini di sangue, ferite e armi da fuoco. Tra l’altro si tratta di immagini reali, perciò molto più scioccanti di un disegno di fantasia. Ma, chissà come mai, lì nessuno si lamenta o censura…
– Le semplificazioni e i cambiamenti alla trama e agli episodi: qua siamo nella censura più pesante e penalizzante per una serie.
Come detto prima, i cartoni possono essere per vari target d’età, e perciò è normale che esistano eventi più drammatici o realistici nei cartoni per i più grandicelli. Come succede per le scene, anche questi momenti della trama sono tagliati o cambiati. E quando sono sostituiti, che già per se è grave, raramente è fatto con coerenza, e spesso viene fuori qualcosa che non centra nulla con la storia principale, rovinando tantissimo la trama.
– I dialoghi aggiuntivi: s’inseriscono nelle manipolazioni sulla trama di cui parlavo prima, ma meritano un discorso a parte, i dialoghi che in Italia sono aggiunti o per spiegare qualcosa o per coprire scene silenziose.
Cosa c’è di scandaloso in qualche secondo di silenzio? Credo nessuno, succede anche nella realtà, eppure in Italia non è permesso. Per far un esempio, spesso nelle scene d’amore (come nel caso di due persone che si guardano negli occhi, o che si stanno per baciare) nella trama originale sono previsti momenti senza parole, magari con solo una bella musica di sottofondo. Invece gli adattatori italiani aggiungo in questi secondi asfissianti monologhi mielosi, spesso per spiegare (c’è n’è bisogno?) quello che sta avvenendo o sta per avvenire. Sembra quasi che gli adattori pensino che i telespettatori sono poco intelligenti, e bisogna spiegargli a menadito le cose.
– I tagli alla colonna sonora originale: sono la conseguenza a cosa scritto sopra, mettendo dialoghi aggiuntivi si toglie del tutto la musica che è di sottofondo. Ma c’è anche un’altra ragione. Vengono spesso del tutto tolte le canzoni che sono cantate in giapponese o inglese. Forse perché i telespettatori potrebbero rimanere sconvolti nel scoprire che esistano altre lingue oltre l’italiano?
– I tagli per fare spazio alla pubblicità: l’episodio di un cartone dura circa 20 minuti, ma può anche capitare che duri un po’ meno o anche qualche secondo in più. Che si fa in questi casi? Semplice, invece di lasciare la puntata integra, si tagliano quei pochi secondi in più. Può anche capitare che il cartone sia mandato in onda qualche minuto dopo rispetto all’orario prestabilito, vuoi per vari contrattempi dell’emittente. Bene, cosa si può fare per recuperare i secondi? Naturalmente non si può tagliare la pubblicità (magari inserendo qualche spot in meno) ma la soluzione è: tagliare a caso qualche secondo del cartone animato. Questo capita sia alle sigle, sia al singolo episodio, senza naturalmente far caso a cosa si taglia. Purtroppo, è una cosa diffusa e sinceramente non trova alcuna spiegazione plausibile.
– L’eliminazione d’ogni cosa che riguardi la società e coltura giapponese:
Nei cartoni giapponesi è normalmente tolto:
– i nomi dei personaggi. Quella di cambiare i nomi dei protagonisti è una censura diffusissima, a volte in nomi italiani, ma spessissimo in nomi americani o addirittura in nomi inventati di sana pianta dagli adattatori.
– Tutto quello che riguarda il Giappone. Le insegne dei negozi, le lettere e ogni cosa scritta in giapponese viene eliminata e sostituita con brutti fermi immagini. E’ naturale che una persona che non sappia quella lingua non la capisca, ma invece che eliminarle sarebbe giusto tradurle. Stesso dicasi per quando appaiono bandiere, nomi di città, cartine e altro che riguarda questa nazione, che è puntualmente tolto (della serie “facciamo che non esiste”…)
– I riferimenti alla religione. In Giappone sono diffuse molte religioni. Capita a volte che i protagonisti del cartone vadano a pregare al tempio scintoista, incontrino o un monaco buddista o altro. Ebbene, questi riferimenti (a volte è capitato persino alla religione cristiana, ovviamente conosciuta in Italia) sono tolti.

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