Leggende Orientali – LA CANDELA DELLA VITA

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Leggenda dal Giappone

Tradotta da Dario55

LA CANDELA DELLA VITA

Si crede che la vita degli uomini sia una candela accesa che si consuma a poco a poco e alla fine della nostra esistenza terrena si spegne per sempre.

Tanto tempo fa in un villaggio vivevano due fratelli gemelli. Conducevano la vita in perfetta armonia, i loro pensieri coincidevano sempre, facevano insieme tutti i lavori e fra loro non c’erano mai dissidi né liti. I vicini pensavano che due fratelli così felici di sicuro avrebbero lasciato questo mondo insieme, e nessuno riusciva a immaginare che uno di loro avrebbe voluto continuare a vivere da solo senza l’altro.
Alla loro nascita, com’è naturale, questi due gemelli avevano ricevuto un nome, ma nessuno se lo ricordava. Il maggiore chiamava il minore “Oi”, che significa “Tu” e il minore a sua volta si rivolgeva al maggiore chiamandolo “Yai”, che significa “Voi”. E così andavano avanti senza problemi, lavoravano i loro campi, accudivano con cura alla casa ed erano per tutti uno splendido esempio di perfetto amore fraterno.
Ora venne un giorno in cui Yai si ammalò gravemente e non riuscì più ad alzarsi dal letto. Il fratello lo assisteva con amore, ma tutti gli sforzi sembravano inutili. Yai perdeva sempre più conoscenza, il suo corpo bruciava di febbre, e Oi fu costretto a vedere il fratello prepararsi a compiere il viaggio verso l’aldilà. La più profonda disperazione s’impadronì di lui: non riusciva a immaginare una vita senza il suo caro Yai. Nessuna medicina faceva effetto, le cure più amorevoli non servivano a niente, e alla fine solo gli dei avrebbero potuto aiutarlo. Oi si buttò in ginocchio davanti a loro e supplicò tra i pianti e i lamenti:
«O dei del cielo, aiutate mio fratello. Che sarà la mia vita senza il mio Yai? Farò tutto ciò che volete, ma abbiate compassione di noi e aiutateci!»
Oi rimase a lungo in preghiera. In Yai non si vedevano mutamenti, ma la stanza fu illuminata di colpo da un bagliore argentato. Oi sconcertato sollevò lo sguardo e vide un dio fluttuare davanti a lui su una nuvola. Indossava abiti bianchi, i capelli erano legati in trecce, e il suo aspetto era quello con cui i vecchi descrivono gli dei quando ancora camminavano sulla terra.
Il dio parlò, e la sua voce risuonò nella stanza:
«Ho udito la tua preghiera e saprò consigliarti. Solo tu puoi aiutare tuo fratello, ma non è facile. Devi salire fino al cielo, cercare la sala in cui sono conservate le candele della vita e rimettere in piedi quella di Yai che è caduta. L’accesso alla sala è custodito da orribili dèmoni. Ti senti pronto a una simile avventura?»
«Ah, mio signore, purché mio fratello riacquisti la salute, sono disposto a fare qualunque cosa, niente è troppo per me».
«Bene, allora farò scendere fino a te la scala del cielo!»
Con queste parole l’apparizione celeste svanì, e nella stanza tornò l’oscurità. Oi corse davanti alla casa. Il dio non si vedeva da nessuna parte, ma vide un’altra cosa: un puntino scuro scendeva dal cielo e diventava sempre più grande, si avvicinava, e alla fine Oi vide che era una lunghissima scala. La scala si abbassò fino ai suoi piedi, e lui pensò: “Ora devo salire”.
Non esitò neppure un attimo e si arrampicò sui primi pioli. Si arrampicò e si arrampicò ancora, saliva sempre più veloce. A un certo punto si fermò e guardò in basso. Le case e i campi erano diventati piccolissimi. Fu preso dalle vertigini e gli si annebbiarono gli occhi. Ma si scosse e pensò: “È per Yai, per il mio Yai”. Allora si affrettò più che poteva su quella lunga scala infinita. Attraversava le nuvole, il vento urlava intorno a lui, la scala oscillava, ma non si fece prendere dal terrore, strinse i denti e continuò a salire.
Dopo un po’ incontrò una nuvola molto densa e, dopo averla attraversata, giunse finalmente alla fine della scala: era arrivato in cielo e si trovava in una grande camera rossa.
“Dov’è la sala delle candele di cui mi ha parlato il dio?”, pensò, “dov’è la porta che conduce a quella sala?”
Oi si guardò intorno con apprensione e ben presto scoprì la porta. Ma un orribile demone rosso con una gigantesca clava in pugno la sorvegliava. In che modo un piccolo uomo avrebbe potuto passare inosservato?
Oi si nascose in fretta in un angolo e da lì osservò molto attentamente quel feroce guardiano. Notò che la sala era attraversata da un forte rumore e poco dopo si rese conto che gli occhi del demone erano chiusi. Stava dormendo e il rumore era il suo russare.
“C’è ancora speranza”, pensò Oi e si avvicinò lentamente al guardiano, raggiunse la porta e riuscì ad aprirla. Con la massima cautela fece in modo che i cigolii della porta coincidessero con il russare del demone, aprì una fessura e sgattaiolò dentro.
“È fatta!”. Respirando a fatica Oi si appoggiò alla porta, si guardò attorno e vide che era arrivato a una sala blu. Anche qui c’era una porta molto alta che conduceva a un altra sala, e davanti alla porta questa volta c’era un demone blu. Questo aveva gli occhi aperti e guardava rabbioso e minaccioso davanti a sé con la bocca aperta. Anche in questa sala un rumore riempiva l’aria. In un primo momento Oi restò immobile. Come avrebbe potuto passare oltre quel tremendo guardiano? Osservò di nuovo attentamente l’ostacolo che voleva impedirgli di entrare nella sala delle candele della vita. Si accorse allora che gli occhi del demone erano aperti, ma non facevano il minimo movimento.
“Starà dormendo anche lui?”, si chiese Oi e si avvicinò strisciando. Il demone non si muoveva, dormiva con gli occhi aperti. Allora quel piccolo uomo raccolse tutto il suo coraggio, avanzò lentamente senza fare rumore, passò sotto le gambe del mostro blu, aprì con delicatezza la porta e sgattaiolò nella stanza successiva.
Questa volta era arrivato proprio nella sala delle candele della vita. File infinite di luci accese che tremolavano, ardevano quiete, si spegnevano e si riaccendevano. Un mare di luci.
“Come faccio a trovare la luce di Yai? È impossibile!”.
Oi corse su e giù per le file. Su ogni candela era scritto il nome del proprietario, ma non riusciva a trovare quella di suo fratello. A terra c’era un moccolo che ardeva a fatica.
“Che sia la candela di Yai?”
La candela si spense. Su di essa era scritto un altro nome.
Oi esclamò:
“Che devo fare? Dov’è la luce della vita di mio fratello?”
E continuò a cercare.
In quel momento risuonò una voce dall’alto:
«È davanti a te! Sbrigati!»
Oi si arrestò: adesso la vedeva. Davanti a lui c’era una candela ancora lunga e robusta, ma era caduta. Su di essa era scritto il nome “Yai”. Voleva afferrarla con mani tramanti, ma di nuovo risuonò la voce:
«Così non ce la farai! Prima calmati!»
Oi guardò le sue mani, tremavano per l’emozione. Non riusciva più a controllarsi e scoppiò a piangere.
La voce lo ammonì:
«Attento! Con le tue lacrime potresti spegnere la fiamma”»
Oi si risollevò, respinse le lacrime, con tutte le sue forze costrinse le mani a smettere di tremare, afferrò la candela e la raddrizzò. La fiamma tremolò un poco, poi diventò più grande e brillante, guizzò e si spense. Lo stoppino non bruciava più.
Oi guardò sconcertato la fiamma spenta, e nello stesso istante la candela si riaccese con un leggero sibilo e riprese a bruciare soave e tranquilla.
«Oh, Yai» sospirò Oi e svenne. L’emozione e la gioia erano state troppo grandi per lui.
Dopo un po’ riprese i sensi. Era in casa, steso a terra nella sua stanza. Vicino a lui dormiva Yai e respirava tranquillo. Poco dopo aprì gli occhi, si girò leggermente sul letto e disse con un’aria divertita:
«Ho dormito proprio bene, mi sento in perfetta forma».
Oi vide che l’amato fratello era molto migliorato e un po’ alla volta riprendeva il suo colorito.
«Ho una fame da lupi, fratellino. Che c’è di buono da mangiare?»
Non appena Oi udì queste parole, capì che Yai era salvo. Corse in cucina e gli preparò velocemente ogni genere di cibi appetitosi.
Oi non dimenticò di ringraziare gli dei per la loro misericordia, e i due fratelli vissero ancora insieme per lungo tempo nella più perfetta felicità e armonia.

FINE

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