Leggende Orientali – IL PASSERO CON LA LINGUA MOZZATA

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Leggenda dalla Cina

Tradotta da Dario55

IL PASSERO CON LA LINGUA MOZZATA

In una casetta di un piccolo villaggio giapponese viveva un vecchietto con sua moglie.
Una mattina, quando la donna fece scorrere i pannelli con cui sono fatte le case giapponesi, vide sul gradino della porta un povero passerotto. Lo raccolse con delicatezza e gli diede da mangiare. Poi lo tenne sotto i raggi del sole splendente del mattino fino a quando la fredda rugiada si fu asciugata dalle sue ali. Quindi lo lasciò andare in modo che potesse volare fino al suo nido, ma lui rimase con lei per ringraziarla con i suoi canti.
Ogni mattina, quando le cime delle montagne si coloravano di rosa per annunciare che il sole era vicino, il passero si posava sul tetto della casa e cantava la sua felicità. Il vecchio e la moglie erano riconoscenti verso il passero perché faceva loro piacere alzarsi presto per lavorare.
Ma vicino a loro abitava una vecchia irascibile alla quale non piaceva essere svegliata così presto. A un certo momento si arrabbiò tanto che prese il passero e gli mozzò la lingua. Il passero fuggì ma non tornò a casa perché non poteva più cantare.
Quando la vecchietta gentile venne a sapere cosa era accaduto al suo animaletto, si rattristò moltissimo e disse al marito:
– Usciamo e andiamo a cercare il nostro povero passero.
Cominciarono la ricerca e chiedevano a ogni uccellino che incontravano sul ciglio della strada:
– Dove vive il passero con la lingua mozzata? Per caso sai dov’è andato il passero con la lingua mozzata?
Continuarono così fino a quando giunsero a un bivio con un sentiero da una parte e un ponte dall’altra. Non sapevano che strada prendere e soprattutto non riuscivano a vedere nessuno a cui chiedere. Alla fine videro un pipistrello che se ne stava appeso a testa in giù schiacciando il suo pisolino quotidiano.
– Amico pipistrello – chiesero, – sai per caso dov’è andato il passero con la lingua mozzata?
– Sì – rispose il pipistrello. – Oltre il ponte e sulla montagna.
Poi ammiccò con gli occhi assonnati e subito si riaddormentò.
I due attraversarono il ponte e salirono sulla montagna, ma trovarono di nuovo due strade e non sapevano quale prendere. Un piccolo topo campagnolo sbirciava attraverso le foglie e l’erba.
– Amico topo – chiesero, – sai per caso dov’è andato il passero con la lingua mozzata?
– Sì – rispose il topo campagnolo. – È sceso giù dalla montagna e ha attraversato il bosco.
Scesero dalla montagna e attraversarono il bosco, e alla fine giunsero alla casa del loro piccolo amico.

A casa del passero

Quando li vide arrivare, il povero passero fu immensamente felice. Andò loro incontro con la moglie e i figli e tutti si inchinarono in segno di rispetto. Poi il passero sollevò il capo e accompagnò in casa i due vecchi, mentre la moglie e i bambini si affaccendavano a servire loro riso bollito, pesce e insalata. Dopo che ebbero banchettato, il passero volle onorarli ancora di più e danzò per loro quella che si chiamava “danza del passero”.
Quando il sole cominciò a tramontare, il vecchio e la moglie ripartirono per tornare a casa. Il passero portò loro due ceste e disse:
– Vorrei regalarvene una, quale preferite?
Una delle due ceste era grande e dava l’impressione di essere piena zeppa, l’altra era piccolissima e sembrava molto leggera. Il vecchio decise di non prendere la cesta grande, perché forse conteneva tutti gli averi del passero, e disse:
– Permetti che prendiamo la cesta piccola.
La presero e viaggiarono verso casa. Attraversarono il bosco, salirono e discesero la montagna e passarono il ponte felici e contenti. Quando furono giunti a casa, decisero di aprire la cesta per vedere quello che il passero aveva donato loro. Dentro la cesta trovarono un gran numero di rotoli di seta e mucchi di monete d’oro, abbastanza per farli ricchi. E furono grati al passero per sempre.

La vecchia irascibile che aveva mozzato la lingua al passero stava spiando da uno dei pannelli di casa sua quando i due avevano aperto la cesta. Vide i rotoli di seta e i mucchi di monete d’oro e pensò di fare la stessa cosa anche lei.
La mattina seguente si recò dalla vecchia gentile e le disse:
– Mi dispiace di aver mozzato la lingua al tuo passero. Sii gentile, indicami la strada per arrivare a casa sua in modo che possa andare da lui e dirgli che sono dispiaciuta.
La vecchia gentile le indicò la strada e lei partì. Oltrepassò il ponte, varcò la montagna e attraversò il bosco. Alla fine arrivò alla casa del passerotto.
Il passero non fu affatto felice di vederla, ma fu lo stesso gentile con lei e fece tutto il possibile per farla sentire la benvenuta.
Organizzò un banchetto per lei e quando lei stava per ripartire, le portò le due ceste come aveva fatto con gli altri. Naturalmente la vecchia irascibile scelse la cesta grande, perché pensava che avrebbe contenuto molti più tesori di quella piccola.
La cesta era pesantissima e si impigliava negli alberi mentre attraversava il bosco. Trovò poi molto arduo trasportarla sulla montagna e quando fu arrivata in cima, era senza fiato. Non riuscì ad arrivare la ponte fino a notte fonda. Aveva tanta paura che la cesta le cadesse nel fiume, che osava appena camminare.
Quando finalmente arrivò a casa, era sfinita, ma chiuse ermeticamente i pannelli in modo che nessuno potesse vedere e aprì la cesta con il suo tesoro.
Proprio un bel tesoro! Uno sciame di orribili creature irruppe dalla cesta non appena la ebbe aperta. Cominciarono a pungerla e a morsicarla, mentre lei cercava di schiacciarle e cacciarle via. Alla fine strisciò fino al bordo della stanza e fece scorrere il pannello per sfuggire a quei flagelli.
Non appena la porta fu aperta, le creature piombarono su di lei, la sollevarono e volarono via portandola con loro.
Da quel momento in poi nessuno sentì più parlare di lei.

FINE

– Le immagini sono tratte dai siti: http://www.gutenberg.org

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