Leggende Orientali – JIU – ROKU – ZAKURA

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Leggenda dal Giappone

Tradotta da Dario55

JIU – ROKU – ZAKURA

A Wakegori, un distretto della provincia di Iyo, c’è un vecchissimo e famoso ciliegio chiamato Jiu-roku-zakura, cioè “Il Ciliegio del Sedicesimo Giorno”, perché fiorisce ogni anno il sedicesimo giorno del primo mese dell’antico calendario lunare, e solo quel giorno.
Quindi il periodo della fioritura è quello del Grande Freddo, mentre di solito i ciliegi aspettano la primavera prima di far spuntare i loro fiori. Ma il Jiu-roku-zakura fiorisce di una vita che non è – o almeno in origine non era – la sua.
In quell’albero vive lo spirito di un uomo.

Era un samurai di Iyo, e l’albero cresceva nel suo giardino e fioriva nel solito periodo, cioè verso la fine di marzo o l’inizio di aprile. Da bambino quel samurai aveva giocato sotto quell’albero, e i genitori, i nonni e i bisnonni avevano appeso ai suoi rami fioriti, una stagione dopo l’altra, per più di cento anni, strisce luccicanti di carta colorata su cui erano scritti versi beneauguranti.
Il samurai diventò molto vecchio, sopravvivendo a tutti i propri figli, e non gli era rimasto altro al mondo se non quell’albero. Ma, ahimè! Durante l’estate di un brutto anno, l’albero avvizzì e morì.
Il vecchio fu estremamente rattristato per il suo albero, tanto che alcuni vicini gentili gli procurarono un ciliegio bello e giovane e lo piantarono nel suo giardino, nella speranza di riuscire a consolarlo. Lui li ringraziò e finse di essere contento, ma in realtà aveva il cuore pieno di sofferenza, poiché aveva tanto amato il vecchio albero, che nessuno avrebbe potuto consolarlo della perdita.
Infine, il sedicesimo giorno del primo mese, gli venne un pensiero lieto: si ricordò di un modo con cui era possibile salvare un albero morente. Si recò in giardino e s’inchinò davanti all’albero appassito, quindi gli parlò e disse:
«Degnati, te ne prego, di fiorire ancora, perché sto per morire al posto tuo».
Infatti si crede che con il favore degli dei si possa scambiare la propria vita con quella di un’altra persona o di una creatura o persino di un albero. E questo trasferimento della vita è definito con l’espressione migawari ni tatsu, “operare una sostituzione”.
Poi il vecchio distese un panno bianco e alcuni mantelli, si sedette sui mantelli e fece hara-kiri alla moda dei samurai. E il suo spirito si trasferì nell’albero e lo fece sobito rifiorire.
E così ogni anno l’albero rifiorisce il sedicesimo giorno del primo mese, nella stagione del freddo e della neve.

FINE

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