speciali – I CAVALIERI DELLO ZODIACO – A proposito di Maschere

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I CAVALIERI DELLO ZODIACO – SAINT SEIYA
A PROPOSITO DI MASCHERE

Articolo a cura di Wizard 09


Negli ultimi anni il brand di Saint Seiya ha cercato di “evolversi” offrendo prodotti più “politicamente corretti” ed adattati ai tempi. Il tema della maschera è stato qualche volta oggetto di critiche, in quanto la regola che la impone alle donne è stata ritenuta sessista e discriminatoria dalla comunità web.
A partire dalle serie Lost Canvas, Omega e soprattutto Saintia Sho, sono apparsi sempre più personaggi femminili che rifiutano di mascherarsi combattendo a viso aperto. Pare che anche il remake di Netflix seguirà questa linea, visto che Shaun (la versione femminile di Shun) non ha la maschera nel trailer. Ma la maschera è davvero un male? Oppure si tratta di una cattiva gestione della trama da parte di Kurumada? Scopriamolo insieme in questo articolo

Per la stesura dell’articolo mi sono basato unicamente sul manga originale di Masami Kurumada e sull’anime classico del 1986. Eccezionalmente tratterò in parte lo spin-off “Santia Sho”.

Riservato ai maschi
Il mondo dei Saint, ad eccezione della dea Atena, è esclusivamente maschile. Le ragazze che vogliono farne parte devono rinunciare alla loro femminilità indossando una maschera. Da quel momento esse vivranno come guerrieri al servizio della dea.
Ci tengo a chiarire che Il termine “sacerdotesse guerriere” è una licenza dell’adattamento italiano. Seppur avendo una maschera come gli officianti nell’antichità, ne Marin, Shaina o June celebrano mai riti o funzioni religiose.

Perché proprio una maschera?
Lo scopo non è solo quello di celare il proprio volto. Fin dai tempi antichi, essa era anche uno strumento per “alienarsi” dal mondo circostante. Indossarla è un atto di occultamento e trasformazione, che si sposa bene con il ruolo del manufatto nella serie. Quando la ragazza veste la maschera, viene considerata un uomo, un Saint. Credo che possa anche rappresentare il voto che queste donne fanno alla dea.

Guerriere e femminilità
Il concetto di femminilità è rappresentato da tutte quelle caratteristiche fisiche, psicologiche, culturali e sociali, tipicamente legate al sesso femminile; rinunciarvi significa sostanzialmente smettere di essere “donna” e quello che ne consegue.
Nel mito possiamo trovare casi fra mortali e dee che hanno rinunciato alle “gioie di esser donna”.
In primis la stessa dea Atena, dea della guerra, che scelse una vita di castità. Imbracciava una lancia, uno scudo, copriva il suo corpo con una corazza e il suo volto con un elmo. Le Amazzoni, le temibili guerriere, si mutilavano il seno destro per tirare meglio con l’arco.

Per quanto possa risultare discriminatoria verso la donna, la regola della maschera è perfettamente collocata nel contesto narrativo. Siamo negli anni ’80, ma il Santuario è a tutti gli effetti un’enclave che vive al di fuori del tempo. In questa società si vive seguendo usi, costumi ,tradizioni e leggi antiche risalenti all’epoca della mitologia greca. Il vero problema non è tanto l’indossare una maschera, ma come essa è stata gestita all’interno della storia.

Nascondo il viso ma valorizzo il corpo
Quando lo scopo della maschera viene rivelato, non si era tenuto conto che la femminilità passa anche dal corpo. Il viso è solo una parte di essa e pensare che basti semplicemente coprirlo per cancellare la natura di una donna è un pensiero superficiale ed ingenuo. Ci sono ad esempio la silhouette, il seno, i fianchi, la voce, gli abiti, le calzature… Il risultato ridicolo è quello di guerriere che rinunciano ad essere donne, ma girano da sempre in tenute da aerobica con richiami vagamente sexy. Tali “mise” sono impreziosite da body o reggiseni di cuoio, aventi come coppe dei coni di metallo in stile Madonna. Mentre nel manga Shaina girava a cosce nude e con degli stivali neri, nell’anime invece hanno pensato di dotarla di una calzamaglia attillata. Scarpe e stivali, forse troppo brutti per delle combattenti, sono stati sostituiti nella versione animata da “praticissime” scarpe con il tacco. E come non notare una perfetta manicure viola elettrico fra un Thunder Claw e l’altro? Ora, non pretendevo certo che indossassero una fascia di contenzione, ma questi indumenti accentuano ancora di più la femminilità delle due ragazze. Se questo per voi non è sufficientemente contraddittorio, che ne dite di parlare delle loro armature? Guardiamo e poi commentiamo!

Le immagini appartengono alla Perfect Ediction di Saint Seiya e ricolorate anni dopo la prima pubblicazione seguendo lo stile dell’anime.

Premetto che io apprezzo le armature ideate da Kurumada, bisogna però ammettere che quelle d’argento di Aquila e Ofiuco sono più simili a dei bikini. Il fattore di protezione è persino minore rispetto ad un qualunque bronze cloth maschile. Nell’anime addirittura sono stati tolti i pants, chissà come mai.
Lo scopo di queste “corazze” è evidentemente rendere più attraente chi la indossa. Probabilmente, il fan-service imponeva un costume da bagno come armatura per assicurarsi di attirare i lettori.
Non per altro, ma su Marin e Shaina fioccano fan-art di loro completamente nude coperte solo dal cloth.
Se pensate che questo sia il peggio, guardate le guerriere di certi giochi fantasy online e ne riparliamo.
June invece ha un’armatura di bronzo molto più imponente delle colleghe, ma non la rende di certo meno audace. Se poi la corazza viene dotata di spunzoni, gambali con tacchi a spillo e frusta, non lascia di certo spazio all’immaginazione.

La verità dietro la maschera
Credo che oramai sia evidente che l’espediente della maschera sia piuttosto contraddittorio. A me pare proprio che, più che caratterizzare un personaggio, inizialmente servisse per gettare un po’ d’ombra su Marin. Ricordiamoci che in principio lei doveva essere Seika, per quanto questo sia un buco di trama grande come una casa. La maschera diventa quindi un espediente per lasciare il dubbio ai lettori.
Guarda caso poi, per quanto si danneggi, la maschera di Marin non cade mai, chissà perché…
Inoltre, per chi si ostina ancora a crederlo, nel manga la ragazza non rivela il suo volto a Seiya dopo lo scontro con Shaina. Si smaschera solo quando il ragazzo è lontano sulla strada per Atene. La scena è resa molto meglio nell’anime in quanto la dinamica è piú chiara.
Marin non poteva essere l’unica ragazza mascherata al santuario altrimenti sarebbe stato sospetto. Probabilmente per questo motivo tutte le donne Saint nella serie saranno mascherate.
Ma poi entra in scena Shaina, e la maschera assume un altro ruolo…

Perdere l’onore
Per le Saint essere viste in volto è più umiliante che essere viste nude. Se mai qualcuno dovesse in qualche modo vedere il viso celato dalla maschera, la donna dovrà scegliere se uccidere o amare quella persona.
Per tutta la durata della serie questa regola è talmente vaga che lascia spazio alle interpretazioni.
Nel mito Artemide uccise Atteone poiché costui la spiò mentre faceva il bagno. Tiresia fu accecato dopo aver spiato Atena per lo stesso motivo. Per quanto brutale, la loro reazione era in linea con l’onta subita.
La questione dell’amare invece può essere controversa, c’è chi ci vede il lato poetico legato alle tragedie greche (non a caso nel teatro ci sono le maschere). Il fatto che il volto della donna venga scoperto potrebbe essere interpretato come a un ritorno della femminilità celata? Una nuova, seconda, possibilità di vivere come una donna? Purtroppo abbiamo solo un caso nella serie e non possediamo elementi a sufficienza. June non conta, lei si smaschera apposta davanti a Shun dichiarandogli tutto il suo amore (dopo averlo sferzato un po’), sperando di farlo desistere dal partire per il Santuario.
Comunque c’è da dire che le regole non sono scolpite nella pietra. La legge viene applicata alla lettera o meno a seconda dei casi o meglio delle esigenze narrative.

La diatriba
Shaina odiava già Seiya per l’umiliante sconfitta che aveva inflitto al suo allievo Cassios, quindi aveva già deciso di ucciderlo. Il ragazzo però non vuole combattere contro di lei. Seppur Marin biasimi apertamente questo ragionamento, per Seiya una donna rimane tale anche se è una guerriera di Atena come lui, di rango superiore ed anche con più esperienza in combattimento. “Perché sei una donna Shaina!”(cit. Seiya).
A parer mio, questa affermazione lede l’onore di una guerriera più di qualsiasi maschera spezzata!

Visto che le donne non si toccano nemmeno con un fiore, la maschera diventa un espediente narrativo per interrompere lo scontro. Quando si rompe, la ragazza si arrende e lascia il combattimento giurando vendetta. Seiya quindi vince senza combattere. La rottura della maschera è stata un caso, eppure sarà sufficiente per applicare la regola. Notare poi che a scatenare il tutto è stata proprio la Saint!
Nell’anime tuttavia, c’è un filler dove il Saint di Pegasus ha avuto occasione in seguito di combattere contro Shaina infliggendole una sonora sconfitta. Inoltre qualche puntata prima ha ucciso in combattimento anche Geist (Morgana in Italia). Questi episodi contraddicono la linea di pensiero del ragazzo, ma essendo comunque eventi che fungono da riempitivo non sono da considerare canonici.
Visto che le maschere non sono parte dei cloth e quindi possono essere rotte facilmente, in una battaglia le Saint potrebbero perderla in qualunque momento. Quindi che senso ha applicare la regola su un nemico?
Ad esempio nella saga di Poseidone, Shaina perde la maschera e il suo viso viene visto non solo dal dio, ma anche da tutti gli altri Bronze Saint. Il buon senso suggerisce che non è il caso di commettere una strage o concedersi a tutti per un fatto del tutto casuale. Anche perché ammettiamolo: amare Julian Solo o ucciderlo é impossibile! Anche se sarebbe sicuramente un partito migliore rispetto a Seiya.

Nel manga, il loro secondo incontro avviene durante il rapimento di Saori da parte di Jamian del Corvo.
La donna si attiene al suo ruolo di sicario, e Seiya per sfuggirle si getta nel dirupo sottostante.
Nell’anime la scena è invariata, tuttavia è evidente che Shaina si dimostra gelosa nei confronti di Saori arrivando addirittura a minacciarla mentre si apprestava a baciare Seiya. Vero, i due hanno interagito di più rispetto al manga, ma non tanto da giustificare questo improvviso atteggiamento da parte della Saint.
Il perché ho trattato questo episodio sarà chiaro fra poco.

Nel loro ultimo incontro emergono non solo le regole legate alla rinuncia della femminilità, ma anche la regola di uccidere chi ti ha visto in volto. Nello specifico, Shaina attacca Seiya mentre è in ospedale, salvo poi fargli da scudo prendendo in pieno il colpo di Aioria. Agonizzante, la ragazza rivela a Seiya che esiste una regola alternativa ad ucciderlo, ossia amarlo.
Per me questa opzione sembra quasi un matrimonio riparatore. Dopo aver pensato a tutto il tempo come ammazzarlo e non riuscendoci, Shaina sceglie di amare una persona seppur a senso unico.
E non venitemi a dire che è amore quello! Nel manga la dichiarazione suona così improvvisata che risulta un palese espediente per chiudere la faida e togliere la Saint di mezzo. Capisco che negli shonen le parti sentimentali devono “semplici” poiché di secondaria importanza, ma Seiya e Shaina non hanno mai interagito se non in due occasioni in battaglia. Nell’anime hanno cercato di metterci una pezza, provando ad approfondire quel tanto che bastava il rapporto fra i due. Nel già citato rapimento di Saori, Shaina manifesta un interesse sentimentale per Seiya. Ma non basta qualche filler, una scenata di gelosia e un discutibile flashback dove Seiya bambino fascia il polso ferito della ragazza (la famosa scena del coniglietto…), per farci credere che il tutto sia meno impostato della controparte cartacea. Comunque, Seiya ne esce bene anche questa volta.

Il movente della maschera è inutile, Shaina odiava già Seiya ed inoltre aveva ricevuto il compito dal Sacerdote di eliminarlo. Quindi perché imbastire un codice d’onore dove bisogna scegliere se uccidere o amare? Semplice, Shaina aveva esaurito la sua utilità come personaggio. Guarda caso le regole sono saltate fuori appena prima della corsa alle dodici case. Ma dato che ovviamente Seiya non combatte contro le donne, è stato più comodo far cessare le ostilità trasformando la ragazza in una eroina romantica che vive un amore non corrisposto.
Da quando Shaina ha scelto di amare il “bianco stallone alato” è diventata un personaggio marginale.
Il suo ruolo diventerà quello di scudo umano, proteggendo occasionalmente il suo amato, i suoi compagni o sua sorella. Da far impallidire il Tuxedo Mask di Sailor Moon dell’anime degli anni ’90! XD
La povera Shaina aveva tutte le caratteristiche per essere una buona antagonista ed una buona guerriera.
Ma alla fine è diventata una figura scialba e marginale, in funzione di un protagonista che la mortifica.
Capisco che erano altri tempi, ma che brutta gestione del personaggio!

Saintia Sho e il Girl Power!

Solitamente non amo parlare dei prequel, sequel e spin off, tanto più se non ci ha messo mano l’autore originale. Eccezionalmente però questa serie si ricollega con quanto discusso. Ho sentito sui social ragazze felici di questa opera perché dava più dignità ai personaggi femminili, ora non più costrette a mascherarsi.
Allo stesso modo ho sentito commenti che criticavano le armature perché non belle come quelle delle Saint della serie originale.
Innanzitutto differenziamo le Santie con le Saint, perché non sono la stessa cosa. Le Santie non hanno l’obbligo della maschera poiché a loro è concesso essere femminili. Esse studiano in una scuola apposta per essere colte, educate e raffinate. Insomma sono le domestiche/dame di compagnia/ancelle di Atena, che all’occorrenza devono saper mollare qualche pugno. Tutta questa assurdità della Saint Accademy e delle Saintie è nata unicamente perché è impensabile fare delle protagoniste mascherate. Inoltre le cinque ragazze in questione non sanno fare assolutamente nulla da sole e devono sempre farsi aiutare da qualcuno.
Invece le critiche alle armature?! Per una volta che le donne della serie hanno delle corazze più simili a quelle dei colleghi maschi stiamo a dire che sono brutte? Le guerriere di Atena non devono essere sexy e indossare costumi da bagno di metallo! Comunque, alla luce dei fatti, pur essendo un prodotto moderno in quanto a femminismo siamo ancora lontani anni luce, altro che maschera.

Conclusione
Dopo il trailer di Saint Seiya di Netflix la questione “maschera” è ritornata insieme alla polemica su Shun donna. Maschera o non maschera? Questo è il vero problema? Abbiamo visto che anche togliendola come in Saintia Sho, il ruolo delle donne nella serie resta per lo più quello legato a stereotipi classici. Forse, gli unici personaggi che han dato una piccola svolta significativa, sono state Yuzuriha della Gru di Lost Canvas e Yuna dell’Aquila di Saint Seiya Omega.
Non dico che la maschera sia una cosa “giusta”, ma si parla di un’idea di oltre trent’anni fa. Una buona idea visto il contesto in cui è inserita. Ritengo che il problema sia legato più che altro alla gestione dell’oggetto, che serve solo per impedire al protagonista di picchiare una donna, legare quest’ultima a lui e tenere nascosta l’identità dell’altra. Ricordiamoci però che Saint Seiya è datato 1985 ed è inutile negare che fosse un’epoca maschilista e che il Giappone abbia una cultura dello stesso stampo. All’epoca negli Shonen era normale che il personaggio femminile, apparisse in un certo modo, risultasse poco interessante o poco approfondito rispetto al protagonista, oppure che fosse il classico elemento da romance.
Kurumada, però ha ideato quelle che potevano essere le donne guerriere più valide degli shonen dell’epoca. Tuttavia questi suoi discutibili escamotage narrativi hanno sminuito questi personaggi riducendoli ad un ruolo marginale. Speriamo che il futuro della serie ci possa regalare delle Saint al passo con i tempi senza scadere nel becero fan-service.

Ultimo aggiornamento: Marzo 2019

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